12/08/2006

Quelle che la serata gay è meglio


Ragazze etero che amano ballare e scelgono:
discoteche gay, 20 cm di jeans- altrimenti detto short – top e tacco vertiginoso. La borsetta meglio di no, intralcerebbe con il ballo.
Rigorosamente al Mucca, con revival all’Alpheus- ma perché no al Village- Mara non demorde.

Le chiedo come mai. “Lì mi diverto, gli uomini non ci provano continuamente”. M’ immergo nella sua esperienza.
Esco con lei ed i suoi amici gay: fashion-styling impeccabile e destinazione Maison.
Entrata, noto con piacere la zona “stenditi” con invitanti materassi nero corvino, ma Mara è già lontana- al banco alcolici-
Manda giù un negroni che nemmeno uno shot di rum, mentre io sembro astemia con il mio povero mojito.
Si scatena: le gambe strusciano quelle degli amici, i corpi s’ intrecciano. Musica house, ritmo che prende. Alcuna malizia, nessuno che mi creda saffica, né l’ombra di uno sconosciuto che si appropinqua con fare coatto pretendendo il mio numero di telefono.

S’ intende, per gli amici di Mara è diverso: cercano incontri per possibili storie –d’altronde per loro è più semplice in un contesto gay- non vanno solo a ballare, fanno public relation.
Mentre per Mara quelle serate non hanno lo stesso valore: “Non vado lì per rimorchiare. Solo per ballare. Se proprio è un uomo che vuoi trovare” -tante volte, hai visto mai- “Basta buttare l’occhio su un cubista. Quello di solito non lo scelgono gay.
Solo che poi,” parola di Mara “La storia non va in porto quasi mai”.