5/16/2007

Roma città aperta


Dico, e Marco grida allo scandalo:
“I loro figli sono tutelati in realtà, e aspettarsi l’eredità dal tuo non marito di vita è uno schifo!”,
per non parlare delle coppie omosessuali sulle quali :
“ Lo Stato non deve legiferare così come non riconosce relazioni d’amicizia, spesso più profonde e genuine di molti matrimoni ”.
Io penso a quello che sta sotto: festeggio il portare alla luce ciò che da sempre si conosce, ma di cui non si era mai parlato apertamente, i tempi maturi per far uscire allo scoperto i vari Calciopoli, Vallettopoli, o la pressoché nulla meritocrazia nel nostro Paese, dove per lavorare serve la rinomata “spintarella”.
Storie vecchie quanto il mondo, ma che Parlamento e mezzi mediatici affrontano da molto poco.
Il passo, nella terra del provincialismo (acronimo d’Italia, ndr.) è una rivoluzione. Forse la speranza, che, al di là degli schieramenti politici, o scelte da prendere, ci si muova verso equilibri un po’ meno familistici, per cui, un giorno, un neolaureato non si ritroverà a vendere panini perché non conosce nessuno ai piani alti, né un aspirante attore abbandonerà il campo per non aver spalmato olio abbronzante sui piedi del suo agente.
Roma, quanto l’Italia intera, comincia a tirar fuori la testa dalla sabbia. La strada è ancora lunga, 8 persone su 10 trovano il lavoro desiderato all’estero, le altre 2 arrotondano in un pub nostrano, 3 coppie su 5 amano la famiglia nel senso che ne hanno una allargata, ma vedo una luce infondo al tunnel.