1/14/2007

Un fantasma per amico


Quando sei ad una di quelle feste fra semisconosciuti rigorosamente divisi in gruppetti e con la noia che fa da padrona,
un fantasma ti svolta la serata.

Così ieri: quando fra martini e voulevant, spunta lo spettro di John Keats.
Celeberrimo poeta inglese, si aggirerebbe nella sua casa romana a piazza di Spagna ma:“Perché non qui?” apre le danze una semisconosciuta
e giù un ping pong di botte e risposte, fra chi prima s’ ignorava del tutto.

Io propendo per la categoria dei miscredenti e penso che quello in cui ci troviamo è solo un monolocale. Fralaltro a ben 1 km di distanza dall’ abitazione di Keats.
“ Figurati, ci mette niente ad arrivare!”, e mi si fa notare che i fantasmi passano attraverso i muri e che non dovrei dubitare della loro capacità di farsi anche una passeggiatina:
vedi Olimpia Pamphili certe notti a P.za Navona, o il fantasma di Messalina– moglie dell’ imperatore Claudio- che predilige il colle oppio.

Il discorso si sposta poi sui limiti della scienza, il mistero della creazione, la scoperta del non-atomo e il concetto di a-priori:
un delirio mistico-filosofico, che mi fa assistere alla rivincita contemporanea dell’ interesse per il paranormale, o forse al bisogno di credere di nuovo in qualcosa.
D’altronde, l’ ignoto risveglia la capacità di comunicare, non conosco una sola persona che non abbia da raccontare la sua ( di sovente cazzata, ammettiamolo ) esperienza di un presunto incontro con l' aldilà: comincio a considerare un genio chi ha tirato fuori il discorso e me ne vado a letto ricordando, intenerita, la paura di bambina, dei vestiti accatastati sulla sedia, quando pensavo si trattasse del babau.

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