10/22/2006

Sanpietrini


Sanpietrino.
Santo, ma solo nel nome.
Creato sotto Papa Sisto V fu utilizzato per rivestire le principali strade di Roma: si comportava meglio degli altri lastricati con il passaggio dei carri.
Ma non con quello dei tacchi a spillo.

A rimetterci oggi è senza dubbio lei: la donna che la sera si sente femmina almeno in quei sette otto centimetri di tacco -rigorosamente a punta-


La sindrome del sanpietrino le provocherebbe quella seccante andatura scomposta ad ogni piè sospinto, richiamando nell’osservatore disgraziate immagini di lei sbilenca al festival del ballo della taranta, o altrettanto disgraziate immagini di lei che si destreggia come una gallina in un ovile -son punti di vista-

Solo al momento dell’asfalto liscio, lei potrebbe finalmente riequilibrare il suo figurino da micamale.Tirare un sospiro di sollievo dalle altitudini sovra tacco, rilassarsi. Assaporare, lì all’angolo con via dei Pastini, alla Tazza d’oro, quella deliziosa granita di caffè con panna - per la quale saltare il pranzo il giorno dopo - immergersi nelle luci color seppia che rivestono il Pantheon di notte e fanno apparire lei sotto un’ombreggiatura migliore, lasciarsi lusingare dal sorriso accennato di quel suonatore di mandolino, di fronte a La pace del palato, a due passi da piazza Navona.Chè giusto fra qualche metro ancora, l’incubo starebbe per tornare: Campo dei fiori, la patria degli acerrimi quadrucci.

Che si prendano le dovute precauzioni: qui a Roma, il sanpietrino è sempre in agguato.